Ho trovato molto divertente e interessante questa presentazione, pubblicata qualche tempo fa negli Onion Talks (una molto ben fatta satira dei troppo tanto pubblicizzati TED Talks) che mette in scena una efficace parodia di come viene erroneamente percepito il valore aggiunto dei social media da parte di aziende anche rilevanti, e come i consulenti di marketing sfruttino questa errata percezione per offrire un risultato scadente, se non praticamente nullo.
Ma vediamo prima il video, poi ne riparliamo. 🙂
Oltre ad una critica molto divertente e abbastanza fondata sul ruolo delle agenzie di social consulting, il senso è proprio che gran parte delle attività di supporto ad un brand si riducono semplicemente al fatto di aumentare banalmente il numero di like, follower, +1, e chi più ne ha più ne metta.
Anzi, molto intelligentemente i ragazzi di The Onion citano esplicitamente gli account fake, creati e pagati apposta al soli fine di far aumentare il numero dei follower, dei like, dei quellochevvepare.
E nel video si ironizza dicendo esplicitamente quello che tutti sanno di questo tipo di metodi, e di come viene aumentata l’audience di un profilo social:
All these accounts were robots. So we didn’t have to tweet anything.
Ma se tutti sanno tutto, ci cascano ancora? E sì, decisamente sì.
Proprio su Facebook sono incappato in pubblicità di questo tipo qualche mese fa, e le ho salvate proprio perché era interessante.
E notare che Post consigliato vuol dire che questa è un’inserzione a pagamento. Quindi c’è un riscontro notevole perché se pagano vuol dire che ci rientrano, o almeno sperano di farlo.
Tuttavia l’annuncio non solo aveva tanti Mi piace, ma anche dei commenti. Così sono andato a vedere cosa dicevano quelli che probabilmente hanno usato il servizio.
Un commento mi ha particolarmente colpito:
Si tratta di una pagina amatoriale della cantante Cixi di X-Factor. Il gestore di questa pagina ha aderito all’offerta pubblicizzata e si complimentava del fatto che in 5 giorni avesse raggiunto 3000 nuovi Mi piace.
E questa è solo la parte in chiaro della compravendita di follower, quella che può anche basarsi su campagne di marketing e profili reali (certo con numeri così…).
C’è infatti poi tutta una parte nascosta che invece parla esplicitamente di acquisto di account fake per aumentare la propria “popolarità”.
Nel corso del mio lavoro ufficiale ho letto infatti un report di Imperva della serie Hacker Intelligence Initiative (HII), che si intitola Monitoring Hacker Forums (qui trovate il PDF).
Nel report, oltre ad analizzare altri scambi di materiale e servizi più o meno legali, si parla proprio di social network.
Con tanto di offerte e cifre del tutto analoghe a quanto visto sopra.

Fonte Imperva.
Anzi, i prezzi sono anche più convenienti e, trattandosi di account palesemente fake sono follower sicuri.
Questo avviene sia perché sono account falsi, sia perché molti di questi haker rivenditori di fan controllano account reali, tramite password o applicazioni malevole, e quindi per loro è un attimo far cliccare ad uno dei loro profili la vostra pagina, o il vostro tweet.

Fonte Imperva.
Quello che non capisco però è che senso ha questa storia?
Che senso ha comprare dei like o dei follower non reali, addirittura da account fasulli? Che senso ha inoltre farlo per una pagina amatoriale.
Personalmente gestisco diverse pagine Facebook, sia dell’altro blog che di questo.
Quella più di successo è senza dubbio la pagina Facebook di Weekendout.it, emanazione del blog omonimo a cui partecipo e che raccoglie un buon numero di persone.
Ad oggi la pagina ha molto più di 300 like e più di 200 follower su Twitter, ma sono tutti guadagnati sul campo, con soddisfazione e impegno.
E molti naturalmente seguono più su Facebook che sul blog, o viceversa, il che significa ottimizzare i contenuti e sfruttare i social network per pubblicizzare cose diverse e tempi e modi più adatti alla loro velocità.
Certo ci vuole impegno, ma è gratis e da molta più soddisfazione.
Insomma, dalla mia piccola esperienza quello che ho capito è che alla fine, soprattutto se lo si fa per passione, spendere soldi inutilmente non serve. Serve applicarsi e creare contenuti nuovi ed interessanti.
Dopo di che i fan, reali non finti, verranno sicuramente.
E se sei un’azienda tanto peggio, visto che se ti devi comprare i tuoi follower, allora hai problemi molto più grossi che non la presenza sui social media.
Federico
21 giugno 2013 alle 12:53
.. alla fine della storia i modi ed i mezzi cambiano, ma l’impegno ( il caro vecchio olio di gomito ) serve sempre!
Pingback: Di morsi, mondiali e tweet | Marketing Consumer